sabato 12 novembre 2011

Un suggerimento per non sprecare Cibo

Steven Wilson
Steven Wilson, giovane chef inglese, ha ideato un progetto di ristorazione solidale che prende “due piccioni con una fava”: offre pasti caldi gratuiti e utilizza alimenti ancora commestibili e sicuri dal punto di vista nutrizionale, ma che - per legge - non possono più essere venduti da negozi e supermercati, poiché hanno raggiunto la data di scadenza.

Con la sua iniziativa, Steve cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema degli scarti alimentari nella nostra società: secondo la FAO, ogni anno un terzo degli alimenti prodotti nel mondo va perso o sprecato. Si tratta di uno scandalo alimentare a livello globale, poiché si calcola che quasi un miliardo di persone potrebbero essere nutrite con un quarto del cibo che viene gettato negli Stati Uniti e in Europa.




A partire dall’ottobre 2010, Steve ha cominciato a rivolgersi agli esercizi commerciali di sua conoscenza chiedendo loro di poter recuperare gli alimenti invenduti e destinati alla discarica. Essendo chef professionista, ha cominciato a selezionare e preparare menù in base agli alimenti raccolti e ad offrire cene agli amici, grazie al “Passing Clouds” - locale di artisti e musicisti ubicato del quartiere di Dalston, a Londra - che gli ha messo a disposizione la cucina per poter sperimentare il suo progetto. Le esperienze di ristorazione solidale e recupero dei cibi scaduti sono numerose e variegate, ma l’idea di coniugare ristorazione solidale e lotta allo spreco di cibo ha riscosso molto successo presso gli abitanti del quartiere tanto che, ad un anno di distanza, l’appuntamento è diventato fisso, col nome di “People’s Kitchen”.

Dalle tre alle sei del pomeriggio chiunque può recarsi, come volontario, in Richmond Road per dare una mano nella preparazione della cena o per portare alimenti che hanno raggiunto la scadenza, purché correttamente conservati. Verso le sei e mezza, poi, arrivano decine di londinesi (alcuni solo per cenare, altri per mangiare in compagnia e fare due chiacchiere) e, prima di uscire, tutti sono tenuti a lavare il proprio piatto e riporlo. Chi può permetterselo, può lasciare un’offerta per contribuire alle spese di energia elettrica e acqua, oppure regalare utensili da cucina e stoviglie. La speranza di Steve è che la sua idea possa ispirare la creazione di molte altre cucine “fatte dalla gente per la gente”, per questo il suo sito contiene tutte le informazioni per aprirne una.

“Per realizzare una People’s Kitchen” ha spiegato Steve “non servono grandi somme di denaro, poiché molte delle cose necessarie sono già intorno a noi. La cosa più difficile, forse, è trovare una cucina adatta allo scopo (l’ideale sarebbe una cucina professionale, ma non è fondamentale) oppure un locale disposto ad ospitare gratuitamente un progetto di ristorazione solidale. Ma la cosa importante è provare: il nostro gruppo ha scoperto che a Dalston molte persone erano entusiaste dell’idea ed erano disposte sia a donare tempo, cibo e utensili, sia ad essere coinvolte a vario titolo. Trovo che sia fantastico” ha concluso “cucinare insieme ad altre persone, invece di cucinare a casa da soli. Ed è bello utilizzare cibo che altrimenti sarebbe andato sprecato”.




Troiano Ferdinando



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