sabato 24 marzo 2012

La Principe di Piemonte batte cassa.

Maria Giovanna Pellegrino
Santa Maria Capua Vetere. 
24/03/2012


La Principe di Piemonte batte cassa. Per la sua sopravvivenza ha iniziato a chiedere l’elemosina ai genitori degli alunni.  
Il Consiglio di Circolo presieduto da Giosuè Di Rienzo invece di chiamare a raccolta tutti gli interessati firma una delibera con la quale è stato istituito un “contributo volontario” da parte delle famiglie degli studenti di almeno dieci euro da versare già per il corrente anno scolastico. 


Il versamento del contributo, recita il documento sottoscritto e avallato anche dalla dirigente scolastica, la dottoressa Rosa Petrillo, in parola andrà effettuato entro il 30 marzo corrente anno tramite bonifico bancario. 
All’uopo sono state date anche tutte le coordinate bancarie per effettuare il pagamento intestato alla Direzione Didattica Statale I° Circolo di Santa Maria Capua Vetere. Il consiglio ricorda anche che tale versamento sarà possibile detrarlo dalla propria dichiarazione dei redditi. 
Per il prossimo anno scolastico però i genitori dovranno essere più solleciti, perché la donazione dovrà essere fatta contestualmente al pagamento per l’assicurazione alunni, utilizzando un unico bollettino. 
Ecco a cosa è stata ridotta una delle più prestigiose scuole della città di 

Santa Maria Capua Vetere, con un istituto meraviglioso sul corso Garibaldi che sta cadendo a pezzi. Bisogna ricordare e sottolineare una cosa importantissima: la Principe di Piemonte è una scuola comunale. Ossia dipende dal Comune dove essa risiede. Le difficoltà economiche della Principe di Piemonte non dipendono affatto dalla crisi generale che ha colpito l’Europa e lo Stato, ma dalle risorse che l’ente comunale intende investire per la crescita culturale dei suoi cittadini. 
E da ciò si vede il grado di cultura di una popolazione. E’ possibile che l’assessore all’Istruzione abbia chiuso completamente i cordoni al punto da lasciare l’istituto sul lastrico? E’ possibile che in una scuola comunale devono essere i genitori, con il loro volontario contributo di almeno 10 euro, a provvedere all’efficienza del laboratorio di informatica che tra l’altro è rimasto abbandonato a se stesso dal giorno in cui l’istituto fu evacuato? 
E’ la famiglia ancora una volta a doversi farse carico, in una scuola comunale, delle spese per il funzionamento del laboratorio Multimediale e Lingue, delle lavagne interattive e delle attrezzature didattiche in generale e per l’ampliamento dell’offerta formativa? Quesiti che nessun genitore si era posto dal momento in cui ha scelto di mandare il proprio figlio in una scuola comunale piuttosto che presso una struttura privata. Già i genitori si fanno carico di provvedere in ogni classe all’acquisto del materiale didattico perché manca di tutto. I genitori si sono fatti carico anche di comprare la carta igienica per i bagni. Non è possibile che il sindaco Biagio Maria Di Muro non sia a conoscenza di tali difficoltà e che non si sia attivato per cercare le necessarie risorse. Il malumore dei genitori è crescente. Molti sono stati costretti a spostare i loro figli presso altri istituti dopo la chiusura della sede principale per la quale sono stati già stanziati quasi due milioni di euro dal Comune, in tempi record, per la ristrutturazione e rifacimento della copertura. Ma al momento non è stata avviata ancora alcuna gara. L’immobile resta inagibile ed è sempre più pericolante ed ospita solo gli uffici di segreteria e dirigenza mentre la scuola dell’infanzia è sita in via Curri insieme alle prime classe della scuola primaria e a due classi che fanno il tempo pieno. I rimanenti alunni sono stati tutti trasferiti all’istituto “Perla” in via Grandi, completamente fuori città.

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