giovedì 8 marzo 2012

C'era una volta un inglese... "uno straniero a SMCV"

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Salve, il mio nome è John Smith. È un po' il Mario Rossi dell'Inghilterra, lo so, quindi probabilmente non sono il John Smith che conoscete, o che avete visto in qualche film o di cui avete letto un libro.
Sono uno dei tanti John Smith. Un uomo comunque con un lavoro comune. Sono professore di storia dell'arte antica in un'università di second'ordine, pubblica, un po' sotto la media.
Tuttavia, sono contento del mio lavoro. Amo qualsiasi cosa sia antico, databile; qualsiasi cosa trasudi arte ed abbia un'infinita storia di lotta contro la rovina del tempo da raccontare.
Ebbene, qui presente John Smith un giorno si ritrovò a girare per una vecchia biblioteca, e si ritrovò a leggere un antico libro di testo d'archeologia, italiano. Avevo ricevuto qualche lezione di quell'idioma come corsi aggiuntivi ai miei tempi liceali, quindi riuscivo ancora a recuperare qualche parola, qualche costrutto dall'anticamera del dimenticatoio del mio cervello.
Meraviglia! Cosa vidi! Monumenti fino ad allora  a me sconosciuti!
D'una bellezza pari al Colosseo! Ma che dico! Meglio!
Ancora più antichi! Più decorati! Più conservati! Una meraviglia unica al mondo!
Dove potevo andare, dove potevo cercare per toccare con le mie mani così incredibili reperti d'arte?
Capua Antica. Così lessi.
Confesso di non essermi mai in vita mia interessato alla tecnologia, sono un uomo vecchio stile!
Così organizzai con contatti e con carte i miei progetti: appena iniziarono le ferie, presi il primo volo per Napoli.
Arrivato mi feci strada nel chaos di quella meravigliosa città e noleggiai un auto.
Non chiesi né mi venne in mente di cercare un interprete: sono sempre stato fiero del fatto che la mia lingua madre fosse parlata in tutto il mondo! Non era un problema per me viaggiare! Non lo era mai stato!
Mi avviai con poche indicazioni e molto intuito verso Capua. Sciagura!
L'autostrada era bloccata per via di qualche ordigno, o qualcosa del genere, non capii bene; fatto stava che era bloccata. Mi indicarono quindi a fatica - non parlavano un inglese tanto comprensibile, e le mani furono di grande aiuto - una via secondaria, passante per una città vicina: Santa Maria Capua Vetere.
"Strano che il nome abbia qualcosa a che fare con Capua!"
Mi dissi tra me e me, mentre l'auto sfrecciava quei pochi chilometri che dividevano la via. Fu uno di quei pensieri che si fanno alla guida, tanto fuggenti quanto l'asfalto sotto le gomme, e presto me ne dimenticai.
Arrivai in questo piccolo paese e già incontrai problemi a trovare un qualche modo per arrivare nel centro cittadino, o quello che pensavo fosse tale, visto che non v'era nessun aiuto per chi veniva da fuori!
Sensi unici di cui non capivo il significato, strade che si stagliavano davanti a me ma irraggiungibili, se non facendo mirabolanti giri! E neanche un semaforo!
Che stupore a vedere qualcosa del genere! Beh, ero solo di passaggio. Avevo altro a cui pensare! Capua mi attendeva con i suoi monumenti!
Così chiesi il prima possibile indicazioni.
Stupore! Non capivano una singola parola di quello che dicevo! Le uniche reazioni che ottenevo erano risate, farfugliamenti di gente davanti ai bar che tra di loro, probabilmente, mi schernivano o cercavano di capirmi a quattro teste! Tutto fu vano.
Reagivano, questo è vero, alle parole "Capua" ed altre come "Anfiteatro" e "Mitreo", ma per il resto il mio messaggio di input arrivava a loro tanto indecifrabile quanto lo era il loro output per me.
Ma non mi arresi! Sarebbe stata un'avventura scoprire come arrivare a Capua! Le pietre parlanti storia mi attendevano voraci!
Purtroppo, la sfortuna era dalla mia parte. Seguendo questa o quella confusa mano che indicava questa o quella stradina, mi persi. Mi persi in quel piccolo paese, Io! Londinese di londra!
Non potevo crederci. Passai per i vicoli più strani; in uno c'era un portone con una splendida effige antica, che mi fermai ad ammirare e fotografai. Ovviamente, non cercai neanche di parlare con l'anziana signora che v'era vicino.
In un altro, verso mezzogiorno, non vidi uno spicchio di sole, neanche un raggio di calore lo colpiva, e quando ci ripassai, mio malaugurato caso, in seguito, la situazione era la medesima.
Oh, quanta angoscia che mi pervase! Alla fine, calata la notte, rinunciai. Presi la via verso l'autostrada: sarei tornato a Napoli per cercare un qualche hotel decente.
Probabilmente sbagliai per l'ennesima volta strada, perché mi ritrovai su un lungo rettifilo con poche curve, pieno d'auto e di negozi scintillanti con le loro insegne. Confuso, continuano a guidare. Ormai sia la mia mente che le mie ossa erano stanche di tutto quello.
All'improvviso, la meraviglia prese di nuovo dominio di me! Cos'era quella?
Si ergeva alta, contro la luna, nella notte. Un'antica reliquia! Un'antichità, lì, a cielo aperto! Finalmente avevo trovato qualcosa!
Trovai il primo posto libero per parcheggiare l'auto, e scesi in tutta fretta, diretto verso il primo bar aperto.
Avevo appreso abbastanza del linguaggio gestuale di quel luogo per farmi capire dal barista, che annuì come se fossi ebete, mi dette delle pacche sulla spalla e si limitò a sillabare, molto, molto lentamente: "Conocchia".
Così, uscimmo a rimirar la Conocchia.


Il giorno dopo raggiunsi Capua. Me la girai completamente.
Di tutte quelle meraviglie, nessuna traccia.
Ancora oggi, il mistero della loro ubicazione mi tormenta la notte.
Forse ho sognato tutto.





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