giovedì 10 maggio 2012

Una storia triste...(Roberto Cipullo)


Oggi voglio raccontarvi una bella ma triste storia tutta sammaritana.

Era il 1940 quando il sig.Antonio Palmieri, contadino, e la moglie Teresa Amoroso decisero, non potendo avere figli, di adottarne uno. 
Lo chiamarono Angelo,
lo accudirono e gli diedero le cure amorevoli che si danno a un figlio naturale.

In casa non mancava nulla: un po' di terra, un cavallo, un bue e gli attrezzi per coltivare, ma scoppiò la guerra e Antonio fu strappato dalla sua terra, da sua moglie e dal piccolo Angelo.
Quando ritornò, dopo anni di campagne militari e di prigionia, trovo la sua casa bruciata, e dei suoi animali e degli attrezzi non v'era, purtroppo, più traccia.
Teresa e Angelo erano vivi, ma vivevano in un tugurio senza acqua nè luce e soffrivano la fame.
Quando lo videro arrivare credettero che le cose sarebbero cambiate, ma Antonio non era più un contadino bensì un bracciante e di braccianti a Santa Maria Capua Vetere, in quel periodo ce n'erano tanti. 

Alla ricerca di un lavoro, a volte, mancava da casa per ore e giornate intere e quelle poche lire che guadagnava gli sembravano un vero e proprio tesoro per tirare avanti.
Destino volle che Teresa, che non aveva mai provato la gioia di avere figli, uscisse incinta di una bella bambina e dopo tre anni di un bambino, Mimì. 
Teresa, ormai ridotta a uno scheletro, proprio dopo quel secondo parto, morì.

Il povero Antonio, schiantato dal dolore, cadde in una profonda depressione e proprio ora che c'era ancor più bisogno di lui, 
lui non c'era... 

Avvilito da quella situazione non riusciva a trovare le forze per sopravvivere e per far sopravvivere i suoi tre figli.
Chi si sarebbe preso cura dei due piccoli e di Angelo? 
Quale donna avrebbe accettato di farlo consapevole di non poter essere pagata? 
L'aiuto arrivò proprio da quel figlio adottivo, Angelo, che nel frattempo era diventato un ometto di dieci anni. 

Lui, sì, proprio lui avrebbe fatto da balia al fratellino accudendolo e proteggendolo come una vera madre.
Iniziò così l'eroica impresa del "piccolo grande" Angelo. 
Cucinava, lavava, rammendava i panni consunti, faceva quel poco di spesa che poteva e per poter far ciò lasciò la scuola, la sua classe in seconda elementare.
Lui poteva anche digiunare, ma il piccolo Mimì aveva bisogno della giusta alimentazione quotidiana e per lui veniva prima di tutto e tutti.
Riuscì a trovare una sistemazione per Maria, la sorellina di due anni, presso le suore dell'orfanotrofio Papale e quindi potè

concentrare le sue forze solo sul piccolo Mimì.
Ma non è sufficiente: quel poco di danaro che il padre gli porta non basta e Mimì ha bisogno di tante cose per poter vivere...per sopravvivere.
Decide allora di chiedere aiuto alla direttrice del Centro dell'Opera Maternità e Infanzia.

Purtroppo però non possono accettare il piccolo Mimì, fino a quando non avrà compiuto almeno un anno.
Angelo chiede allora solo un po' di latte giornaliero e le nozioni basilari per poterlo allattare artificialmente.
La direttrice non lo prende sul serio e gli dice che a ciò avrebbe dovuto provvedere un parente più grande, ma Angelo non ha parenti e così la direttrice, impietosita da quella situazione, insegna ad Angelo i primi elementi di puericultura.
Lui la ascolta, poi subito torna a casa per allattare il fratellino che intanto dorme e così per giorni e giorni.
Per il piccolo Mimì è Antonio la sua mamma, e lui che lo lava, lo nutre, lo fascia e che si prende cura di lui come farebbe una vera madre.
Angelo si divide tra la casa e il fratellino e spesso non manca di incoraggiare il padre preso dallo sconforto della situazione.
E poi c'è Maria, Angelo pensa anche a lei, e quando riceve un dolciume non lo tiene per sè, lo porta di corsa alla sorellina per far sentire anche lei parte della "sua" famiglia.
A dieci mesi le suore finalmente prendono in cura il piccolo Mimì per 8 ore al giorno e quando Angelo va ad accompagnarlo scoppia in lacrime facendo piangere anche gli altri bambini ospiti delle suore.
Angelo ora è ritornato a scuola e se prima non studiava con impegno ora i maestri sono fieri di lui.
Vuole prendere almeno la licenza elementare e ogni mattina accompagna Mimì all'asilo e poi alle 16.00 lo va a riprendere.

Le persone quando lo vedono passare non vedono in lui un bambino, ma un uomo. Angelo è un uomo!



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